Molti di noi si lasciano vivere stancamente seguendo gli eventi in modo passivo, svolgendo lavori di cui si son dovuti accontentare per mancanza d’altro o che non corrispondono più da tempo ai propri talenti o desideri. Pensano in modo rassegnato che oramai non sia più possibile cambiare… la stessa matrice di pensiero la applicano spesso al proprio matrimonio, alle relazioni amicali.
Questo modo di vivere genera uno stato di insoddisfazione profonda, perlopiù nascosto, che può produrre, quando non malattia, delle vere e proprie compulsioni allo scopo di sfuggire alla costante frustrazione del vivere.
Le più frequenti compulsioni sono il buttarsi sul cibo o lo shopping compulsivo, molto di frequente nelle donne, oppure sull’alcool e le dipendenze da fumo o droghe o gioco d’azzardo, più frequente negli uomini. Anche le relazioni extraconiugali, in egual misura per entrambi i sessi, sono delle scappatoie molto frequenti.
Basterebbe analizzarsi e cercare di capire il proprio scopo, e conseguentemente cercare di perseguirlo per alzarsi la mattina con tutt’altro spirito. Ma ci vuole il coraggio di ammettere di non essere contenti; il sapersi interrogare su ciò che si desidera davvero, il mettersi in moto per ottenerlo, muovendo i primi passi. E se ciò è possibile, mettere al corrente la persona che vive con noi dello stato di sofferenza che ci causa il dimenticarsi di se stessi. Sarebbe un gran dono esser compresi su un punto così importante, incoraggiati, e magari affiancati in un progetto comune.
Per capire quale sia lo scopo della propria esistenza, le filosofie giapponesi ci vengono in soccorso. Vi ho parlato diverse altre volte dell’IKIGAI, come metodo per capire quale è il dono innato che ciascuno possiede e che se esercitato può recare profonda soddisfazione del vivere. Per scoprirlo basta rispondere a quattro semplici domande:
- Cosa mi piace fare e mi rende felice?
- Cosa mi riesce davvero bene senza grande sforzo?
- Cosa, di ciò che so fare bene e mi piace molto fare, può essere utile agli altri?
- Potrei esser pagato per fare le cose che son bravo a fare, mi piace fare e sono utili agli altri?
La risposta che congiunge tutte queste quattro istanze, è il proprio IKIGAI, cioè il senso della propria vita. Una volta capito quale sia il proprio scopo, non ci si dovrebbe distrarre con altro, ma convergere tutti gli sforzi alla messa in opera della propria chiamata, della propria attività. Conoscere il proprio scopo dà un obiettivo alla vita, ed è giusto concentrare lì tutti i propri sforzi e le energie.
Bisogna quindi diventare selettivi, non disperdendo in niente altro che non riguardi il proprio obiettivo. E’ una questione di FOCUS: soltanto focalizzandosi si diventa EFFICIENTI ed EFFICACI.
Quando capisci il tuo SCOPO non perdi più TEMPO, non rincorri più le cose effimere. Prima di capirlo, cerchi di riempire il VUOTO che ti interroga, ma dopo aver capito dove devi andare e cosa devi fare, i tuoi VALORI cambiano. Utilizzi il tuo tempo e il tuo DENARO in modo COSTRUTTIVO. Diventi capace di lasciare vecchie ABITUDINI IMPRODUTTIVE, sostituendole con altre nuove e più efficaci. Le tue PRIORITA’ vengono RIORDINATE.
Non dai più valore a concetti come RICCHEZZA, FAMA, DIVERTIMENTO e AUTOREALIZZAZIONE, se fini a se stessi. Ma lavori sul tuo CARATTERE e dai importanza alle RELAZIONI. Non ti interessano più le MODE, le TENDENZE o i FENOMENI DI MASSA. Selezioni e SCEGLI cose che creano o aggiungono valore alla tua vita, includendo nel tuo STILE DI VITA concetti come MINIMALISMO, RISPARMIO, SOBRIETA’. Ti sbarazzi del SUPERFLUO, il DECLUTTERING diventa una ABITUDINE costante. Instauri delle ROUTINE giornaliere, in grado di fissarsi come CARATTERE che possano migliorare le tua PERFORMANCE fisiche e mentali.
Lentamente, il modo in cui definisci la tua vita, inizia a determinare il tuo DESTINO. E la tua prospettiva influenzerà il modo in cui investi il tuo TEMPO, spendi il tuo DENARO, usi i tuoi TALENTI e gestisci le tue RELAZIONI.
Voglio chiudere questo mio articolo con una frase forse un po’ forte dello scrittore e drammaturgo irlandese, vincitore di un Nobel per la Letteratura, tale GEORGE BERNARD SHAW:
“Questa è la vera gioia della vita: avere uno scopo riconosciuto da noi stessi come uno scopo importante. Essere una forza della natura, invece di un febbricitante, egoista, piccolo grumo di disturbi e di rancori che si lamenta perché il mondo non si dedica a renderlo felice”.
Concludo dicendo, per esperienza personale, che non è mai troppo tardi per cercare la propria felicità. Quando il tempo stringe e nel valutare la propria esistenza fino a quel momento, il risultato è perlopiù negativo, è richiesto un enorme coraggio per dire “basta”. La propria felicità, anche se apparentemente un atto di egoismo, è una porta per rendere felici anche altre persone attorno a noi. Magari inizialmente non reagiranno bene, ma anche la fatica del doversi riorganizzare l’esistenza con i cambiamenti in atto, sarà fonte di crescita. Spesso il nostro malessere dipende dal fatto che siamo perno di accomodamenti altrui. A quel punto è in gioco la nostra felicità o quella degli altri… ma il martirio non è previsto. Ognuno di noi ha una sola occasione, pur credendo nella reincarnazione per alcuni, l’occasione è sempre una alla volta, ed è richiesta a ciascuno la responsabilità di prendere in braccio se stesso ed evolvere, non di andare in giro col moncone del proprio cordone ombelicale, cercando come sanguisughe un martire a cui attaccarsi. Il proprio malessere del vivere va accolto, interpretato ed infine rimosso con cambiamenti concreti, dopo aver valutato attentamente ed a lungo i pro e i contro di ogni scenario. Per il resto, un sano affidarsi alla vita, che sa snodarsi ed evolvere spontaneamente insieme a noi, è necessario e auspicabile, perchè la vita sorprende sempre, dal primo all’ultimo giorno. Buon cammino…
Sabrina Pietrangeli