Quando si inizia una relazione d’amore, per quante storie si abbiano già avute prima, si torna allo stato grezzo del nostro vissuto emotivo.
Spesse volte, quando siamo accanto alla persona che amiamo, non siamo in due, ma in sei: portiamo con noi tutto il bagaglio di credenze che ci hanno trasmesso i nostri reciproci genitori in merito all’amore: la gestione dei conflitti, quella del denaro, il nostro sistema affettivo, le ferite ricevute, gli abbandoni, le conferme.
Lì dove una coppia è in grado di bilanciare lo svelarsi, l’accogliersi, il correggersi reciprocamente con amore, si attuano pennellate di crescita che daranno vita alla stupenda armocromia di una Coppia Sacra.
Le “coppie che funzionano” non sono semplicemente fortunate: dietro ci sono anni di impegno, sverniciature e limature, confronti anche aspri e il grande coraggio di mostrare il fianco rischiando di consegnarsi imprudentemente all’altro.
Ho imparato ad amare davvero quando ho prima di tutto accolto le mie fragilità.
L’amore per se stesse è così che diventa selettivo: non si permette ad una persona qualunque di avvicinarsi. Non ci si consegna al primo che arriva perché “meglio di niente”. Si misura l’altro a seconda del valore per il quale dovrebbe valer la pena scambiare la nostra preziosa compagnia con noi stesse a quella di quell’uomo.
E come dico spesso a qualche mia cliente, quando nel mio percorso #RiscopriIlTuoCentro tocchiamo il tema delle relazioni affettive distorte, (e a qualche mia amica cara): NE DEVE VALERE LA PENA.
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